Fermo e la collina di Sagliano

Fermo, con lunghe pause e poche parole scelte con cura, ha condiviso con me il racconto delle incredibili scoperte che aveva fatto nel tempo in cui noi ci siamo persi di vista.
Non mi ha detto che cosa ha fatto in quegli anni di guerre e violenze, ma mi ha descritto che cosa succedeva dentro di lui quando un fuoco nero e un fumo denso gli oscurava la mente e il cuore e lui agiva come se fosse qualcun altro a guidarlo, tanto che da piccolo quasi si spaventava di ciò che aveva compiuto quando la nebbia si diradava. Crescendo invece imparò ad amare quella sensazione di sangue infuocato che gli dava una forza sovrumana, senza che nessuna stupida emozione, come il timore, la compassione o il senso di colpa, potesse fermarlo.
La sua vita ha iniziato a cambiare dopo uno strano sogno: un essere così luminoso da non poterlo guardare fisso si avvicinava a lui tenendo in una mano una spada di luce bruciante rivolta verso il cielo e nell'altra, tesa davanti a sé all'altezza del cuore, una bilancia a due braccia. Su uno dei due piatti della bilancia c'era qualcosa di nero e vorticoso che emanava odore di morte e sembrava voler risucchiare dentro di sé tutto ciò che aveva intorno con un sordo rumore di tuono o di ringhio. Fermo sentiva il suo potere di attrazione e non riusciva a staccare gli occhi da quell'oggetto misterioso che al tempo stesso però lo ripugnava e gli faceva orrore. Con uno sforzo estremo cercò di spostare l'attenzione su ciò che stava sull'altro piatto della bilancia: era qualcosa di altrettanto indefinito e indescrivibile che sembrava librarsi leggero avvolto da un delicato profumo di fresco e da una melodia dolcissima, al contrario dell'oggetto nero, questo sembrava voler donare e spandere nel mondo quella sensazione di quiete e benessere di cui sembrava fosse costituito.
Mio fratello si svegliò colpito dall'intensità di quella visione, ma cercò di scacciarla dalla mente il più in fretta possibile. Solo che non fu possibile: la spada luminosa era stampata davanti a suoi occhi dovunque li girasse e allo stesso modo i due piatti della bilancia gli oscuravano la visuale qualsiasi azione compisse: se stava per colpire un uomo la luce della spada gli impediva di prendere bene la mira, la cosa scura e nera diventava così grossa da offuscargli la vista e impedirgli i movimenti. La violenza non gli dava più quella soddisfazione e quella sensazione di potere e forza. Allo stesso tempo era infastidito da quell'altra cosa che stava sull'altro piatto che sembrava chiamarlo stordendolo e infiacchendolo ogni volta che si buttava su un prato a riprendere fiato o si tuffava in un fiume per sciacquarsi il sangue rappreso. Se già prima non riusciva a stare fermo in un posto per più di tre giorni, a quel punto cominciò a percorrere leghe e leghe senza fermarsi cercando di sfuggire a quell'infermità mentale che lo aveva colto. Fu così che in pochi mesi percorse a piedi tutta l'Italia fino a trovarsi, senza rendersene conto, vicino alle colline sulle quali era nato. Fu qui che ebbe il suo secondo sogno, quello che lo cambiò per sempre: era sul cucuzzolo di una morbida collina, a valle vedeva luccicare un fiume sinuoso e oltre alte montagne boscose, dall'altra parte, a poca distanza, un paesino era adagiato, immerso nel sole, contro un cielo azzurro e pulito. Nell'avvallamento fertile ai suoi piedi i campi coltivati seguivano la conformazione dolce del terreno, il paese era protetto da una piccola montagna con un bosco che l'avvolgeva come uno scialle. Dal bosco, in alto e su un terreno incredibilmente scosceso, si ergeva la torre di un castello che sembrava fosse nato direttamente dalla roccia di antica sabbia chiara su cui poggiava. Lui era fermo sulla collina, davanti ai suoi occhi c'era l'immancabile spada di luce che questa volta sembrava sorgere dalle profondità della terra e procedere dritto fino al cielo. All'altezza del suo cuore vedeva la bilancia, ma per la prima volta essa era in perfetto equilibrio, non si sentiva risucchiato dalla massa nera né rintronato dall'altra. Nel sogno sentiva il corpo, i pensieri e le emozioni proprio così: in equilibrio esattamente nel punto in cui il Cielo e la Terra si incontrano. Una sensazione di grande pace si allargava dentro di lui partendo dal suo centro.
Quando si svegliò, mio fratello si mise subito in viaggio, ma questa volta non era più in fuga, questa volta era alla ricerca del luogo che aveva visto così nitidamente in sogno. Non cercò più di disfarsi della sua visione, ma anzi tentò di conservare intatta dentro di sé quella sensazione mai provata prima in vita sua. La sera stessa, sotto una pioggerellina insistente giunse proprio qui, a Sagliano, dove fu accolto alla Locanda del paese. Benché lui non avesse soldi per pagare, gli dissero che poteva dormire e mangiare se in cambio avesse aiutato l'indomani ai lavori nei campi. Fermo non aveva mai lavorato in vita sua, ma la mattina seguente prese gli attrezzi e seguì un contadino senza sapere come mai per la prima volta si stesse comportando in modo onesto invece di prendere senza permesso ciò che voleva e andarsene senza ringraziare come aveva sempre fatto. E fu allora che la vide: davanti ai suoi occhi splendeva nel sole di quel mattino fresco la collina dei suoi sogni.
E' da allora che lui si è fermato qui, sulla cima della collina ha piantato una pezzo di legno rivolto verso il cielo come la spada di luce e ha inchiodato un altro pezzo di legno in orizzontale come le due braccia della bilancia in perfetto equilibrio tra loro. L'essere luminoso gli è apparso più volte in sogno, insegnandogli con la sua sola presenza l'arte di stare in equilibrio e della quiete interiore, facendogli scoprire che per raggiungerla è necessaria la stessa forza e determinazione che serve a un guerriero per combattere.
Quando mio fratello si sedeva a occhi chiusi respirando a fondo ed evocando la spada e la bilancia dentro di sé, la sua forze e la sua quiete si espandevano intorno a lui creando come una bolla di serenità di benessere di cui tutto il paese poteva beneficiare. All'inizio i contadini lo presero per un pazzo, ma quando si resero conto che la sua presenza rendeva prosperi i raccolti, ben disposti gli animi e florida ogni attività che veniva intrapresa a Sagliano, cominciarono a dire che era un santo.