Ponzo e il garzone

Caro Diario, non ho scritto per un po' di giorni, non ne ho avuto tempo.
Sono successe delle cose incredibili qui nel Bosco dei Castagni.
Per cercare di guadagnarmi la fiducia di Ponzo e sapere qualcosa di più su di lui, mi sono offerta di aiutarlo seguendolo nei suoi lavori quotidiani. Ho scoperto che se sto zitta al suo fianco osservando ciò che fa senza fare continuamente domande su come fare qualcosa e perchè, lui è più disteso e sereno e chiacchiera anche volentieri, mi spiega quali sono i poteri delle diverse piante che raccoglie, mi mostra come fa a conservare i doni che la natura offre in estate per poi poterli mangiare in inverno, mi insegna ad usare coltelli e altri attrezzi che ha costruito lui, mi racconta delle abitudini degli animali che vivono nel bosco e dell'insegnamento che la vita di ciascuno di loro può offrire se lo si osserva con pazienza: la previdenza dello scoiattolo quando raccoglie le provviste per l'inverno, la prontezza e l'attenzione del capriolo sempre con le orecchie e il naso all'erta per cogliere segnali di pericolo, lo sguardo della civetta che vede di notte...

Da pezzi sparsi del suo racconto credo di aver iniziato a capire come mai Ponzo viva nel bosco, invece che con i suoi simili: innanzi tutto ha dovuto rifugiarsi nel bosco perchè, avendo disertato l'esercito, lui è considerato a tutti gli effetti un fuorilegge, avrebbe certo potuto sotto falsa identità andare a lavorare come bracciante in qualche fattoria nella pianura dove nessuno l'avrebbe riconosciuto, ma lui, dopo la terribile esperienza sotto al comando di Fermo, ha giurato a se stesso che non avrebbe mai più avuto un capo a cui obbedire. Dopo essere stato costretto a compiere misfatti e soprusi in nome dell'esercito romano, si è anche giurato che non avrebbe mai più creato dolore a nessuna creatura sulla faccia della terra. Questo gli rendeva difficile la vita in mezzo agli altri uomini: i contadini spesso sfruttano e maltrattano gli animali considerandoli inferiori, per lo steso motivo i nobili sfruttano e maltrattano i contadini e così via nella catena fino ai figli del più povero degli straccioni che maltratta i piccoli insetti per sfogarsi di tutto quello che deve subire. Ponzo dice che quando compri un sacco di farina per fare il pane, stai accettando le frustate che ha preso il bue per arare il campo, il lavoro malpagato del bracciante, il sudore dell'asino carico fino al limite della sopportazione... per questo lui accetta solo ciò che la gente del paese produce in casa, lui lo sente se dietro a quella cesta di frutta c'è del dolore o dell'amore. Non vuole mangiare carne e rifiuta anche il latte perchè sostiene che quello è il nutrimento che spetta al vitellino o al capretto e l'uomo non ha il diritto di prenderlo per sè.
Non accetta mai soldi in cambio dei suoi rimedi, la gente gli porta doni perchè alcuni qui lo considerano un santo, un po' come mio fratello Fermo, ma se nessuno gli porta niente lui si arrangia con quello che trova e con le uova che Ludmilla depone per lui. Mi ha anche spiegato che Ludmilla non è la "sua" gallina, nessuno dovrebbe avere padroni o proprietari, lui non li vuole e non vuole esserlo per nessuno. Lei era solo un pulcino quando si sono incontrati e da quel giorno hanno vissuto insieme nella grotta, come due amici, scambiando uova con chicchi e facendosi compagnia. Molti animali si avvicinano alla grotta di Ponzo, c'è una volpe un po' vecchietta che spesso viene a trovarlo dopo il tramonto, la civetta che lui ha curato e un sacco di altre creature che lui saluta e accoglie gentilmente come si fa coi vecchi amici.
Alcune volte sono venute anche delle persone, io inizialmente mi nascondevo, poi Ponzo mi ha fatto ragionare, convincendomi che quella povera gente, che non mi aveva mai vista, non avrebbe mai potuto sospettare quale fosse la mia vera identità. L'unico problema era che il paese avrebbe visto di cattivo occhio il fatto che una ragazza abitasse insieme ad un uomo senza essere sposata con lui, per questo mi suggerì di buttare via il mio vestito da nobildonna, ormai a brandelli, di indossare indumenti maschili e di tagliare i miei capelli che ormai erano diventati un groviglio inestricabile. Se gli chiedevano di me, diceva che ero un ragazzo orfano a cui lui stava offrendo riparo.
Avevo subito detto a Ponzo che la mia intenzione era trasferirmi verso la pianura in modo da poter smettere di nascondermi nei boschi. Eppure ieri, quando lui mi ha riferito che c'era una contadino che cercava un garzone in una fattoria lì nei pressi, non compresi subito perchè mi stesse dando questa informazione. Ci misi un po' a capire che la gente del paese, sapendo dell'orfano dei boschi, si era preoccupata per me e si era messa a cercarmi un lavoro. Non avevo mai pensato che in effetti per vivere tra gli esseri umani, ora che non volevo più essere una marchesina, avrei dovuto guadagnarmi di che vivere.
E così ora mi trovo qui a dover decidere che cosa fare. In verità questa è l'unica possibilità che ho di ritornare nella civiltà, me ne rendo conto.... eppure mi sento combattuta... I miei genitori morirebbero di vergogna e di dolore se sapessero che la loro figliola, la Bella Selvaggia di Auramala che avrebbe dovuto sposarsi col figlio del re di Sagliano, va in giro vestita come un ragazzo e lavora come garzone agli ordini di un ricco contadino!
Però questa è la mia vita, ormai, quindi dovrò accettare questo lavoro.

... solo che non potrò portare questo diario con me, se qualcuno lo scoprisse sarei rovinata, lo affiderò a Ponzo dopo averlo sigillato.