Selvaggia e Minor

Caro Diario,
eccoti di nuovo tra le mie mani dopo tanto tempo!
Oh, come farò a raccontarti tutto quello che ho è capitato in questi mesi? Tante volte la sera, dopo il lavoro sfiancante alla fattoria avrei voluto sfogarmi scrivendo qui la mia rabbia, la mia tristezza, la mia delusione.... anche se forse non ne avrei comunque avuto le forze. Ma non starò a raccontare tutte le cose brutte che ho vissuto in quel posto, la vita della povera gente nelle grandi fattorie della pianura è proprio come la racconta Ponzo, una catena di prepotenza in cui chi ha più potere maltratta chi ne ha di meno e ognuno si rivale su chi gli è sottoposto. I garzoni sono considerati un gradino appena sopra i cani e gli asini, ma meno importanti dei cavalli, o dei maiali che poltriscono tutto il giorno indisturbati fino al giorno del macello.

I padroni, per quei pochi soldi che ti danno come si buttano gli avanzi alle galline, si sentono in diritto di comandarti e sfiancarti facendoti fare lavori di tutti i tipi e senza risparmiare le botte se non fai le cose nei tempi o nei modi richiesti.
Ma di quello che ho vissuto io non mi interessa scrivere, tanto ora è passato, non tornerò più alla fattoria, ora sono qui nel Bosco di Castagni con Ponzo e Minor (e la gallina Ludmilla, naturalmente) e sono contenta. In realtà sono già qui da un po' di giorni, ma appena arrivata non avevo voglia di scrivere, avevo solo bisogno di riposarmi e voglia di riprendermi in mano la mia vita e parlare con Ponzo e Minor di quello che si può fare per aiutare la gente costretta ad accettare una vita così dura.
Ho conosciuto Minor alla fattoria, è orfano, non sa quanti anni ha, potrebbe averne dieci, ma forse ne ha solo otto o nove, anche se a volte sembra averne molti di più. La sua storia deve essere davvero dolorosa, perchè lui non ne parla mai, neanche ora che io gli ho raccontato la mia e gli ho detto chi sono veramente perchè so che di lui posso fidarmi. Da quando l'ho incontrato e l'ho visto a testa china ricevere insulti e calci soffocando la rabbia dentro di sè, ho pensato che avrei voluto presentargli Ponzo. All'inizio lui non mi permetteva di avvicinarlo, non parlava con nessuno, sembrava il riccio delle castagne che tappezzano questo bosco. Io sentivo il cuore stringersi quando lo guardavo e sapevo che dentro a quel riccio ci doveva essere una castagna, lucida e buona. Ci ho messo un sacco di tempo, ma alla fine, a piccoli passi, sono riuscita ad avvicinarmi a quel ragazzino scostante e visto che lui non parlava ho iniziato a raccontargli quello che potevo dire senza rivelare troppo di me, gli piaceva la storia del Drago delle Tenebre, di Giorgio, di Fermo, della principessa di Sagliano e dello Spazio di San Desiderio, ma sopratutto mostrava interesse quando gli raccontavo di quello che diceva Ponzo rispetto all'avere dei padroni e al fatto che tutte le creature sono uguali e gli raccontavo di come viveva. Un sera, ci stavamo già addormentando nella stalla dove avevamo il nostro giaciglio, Minor mi disse: "Andiamo a vivere con Ponzo."
Io rimasi un attimo interdetta, poi scoppiai a ridere spaventando le galline addormentate. Risi ma in realtà mi veniva anche un po' da piangere, l'idea di tornare libera nei boschi mi aveva riempito di una tale gioia che mi sembrava di scoppiare. Perchè non ci avevo pensato prima? Ero rimasta inchiodata in quel posto pensando che fosse l'unica strada possibile e che avesse come unica alternativa quella di tornare al castello di Oramala, ipotesi che mi appariva ancora più assurda e improponibile. Invece c'era una terza strada, eccome!
Partimmo quella notte stessa, senza salutare nessuno nè chiedere i soldi che ci spettavano, la stanchezza era passata di colpo e ci trovammo a camminare sotto la luna sorridendo e canticchiando. Fu quella notte che gli dissi che il mio vero nome era Selvaggia e gli raccontai la mia storia. Lui mi disse solo che Minor non era il suo vero nome, quello era il soprannome che gli avevano dato per ricordargli che era minore, cioè che valeva meno di tutti gli altri perchè non aveva nemmeno una madre e un padre e non aveva nome.
Minor ha imparato in fretta tutto quello che bisogna sapere per vivere nel bosco, lui e Ponzo si sono trovati subito bene. Sembra che stia rinascendo qui nel bosco, capita sempre più spesso di vederlo sorridere, la sua schiena si è raddrizzata, non gira più a capo chino, sembra già cresciuto di qualche centimetro e ha un gran appetito.
Ora è davvero troppo buio per continuare a scrivere, ci sono ancora altre novità che voglio raccontare, ma lo farò un altro giorno.